Per ogni suo aspetto la pittura di Renato Zanette è movimento e velocità: per la scelta dei soggetti, per la loro rappresentazione, per la maniera di dipingere, per lo spirito con cui l’autore rappresenta la realtà.

Zanette estrapola da ciò che lo circonda immagini tratte dal mondo reale, ma non vi si sofferma, ha di esse una rapida presa di coscienza: le vede senza guardarle. In seguito le riproduce a modo suo, con una tecnica frenetica, in cui le pennellate si susseguono spasmodicamente, come se l’esecuzione di ognuna di esse intralciasse la pennellata successiva. Il risultato è un affastellamento di segni colorati in cui è difficile a volte l’individuazione del soggetto. In effetti l’interesse dell’artista per la rappresentazione delle immagini è subordinato all’interesse per la resa del loro movimento. Come figure in moto impresse su una pellicola fotografica, i quadri confusi e strisciati di Zanette ci suggeriscono l’impulso e la direzione del moto, il senso del tempo, il suono o il rumore prodotto dai soggetti rappresentati.

Questo vale per le auto in corsa, i cui colori sembrano, per effetto della velocità, staccarsi da esse e seguirle come la scia di una cometa.

Vale per gli strumenti musicali dove il ripetersi in un medesimo quadro della forma del violoncello o del contrabbasso sembra riprodurre visivamente le vibrazioni dei suoni.

Vale per i cavalli in corsa, che trascinano nel loro frenetico galoppo le forme ed i colori circostanti.

Ma vale anche per figure in apparente stato di quiete, come donne sedute. In loro trapelano i fremiti di muscoli e nervi provocati chissà se da sussulti dell’anima o da vaghi eccitamenti sensuali.