Nella storia dell’arte sono rari gli artisti che hanno fatto uso del pastello, ed anche in questi casi le dimensioni dei quadri erano ridotte per la difficoltà a ricoprire vaste superfici; i soggetti, inoltre, erano generalmente dei ritratti, in quanto questa tecnica dava la possibilità di cogliere con immediatezza l’evidenza psicologica dei personaggi.

Guido Santarossa, per le grandi dimensioni dei quadri, per la varietà dei soggetti e per la brillantezza dei colori, eleva il pastello al rango della pittura ad olio che, a torto, viene ritenuta la tecnica per eccellenza.

I movimenti della mano che il pastello impone, fatti di tratti veloci, più o meno fitti o incrociati, hanno reso le opere dell’artista assolutamente uniche. In esse l’autore rivela le sue doti di abile disegnatore e di pittore passionale.

La sua aspirazione ad ottenere il massimo della brillantezza e dell’intensità dei colori lo porta a fabbricare personalmente i pastelli. Nella sua soffitta, fra vasi di terre, ossidi e solfuri, egli prepara, attraverso un’appassionata ricerca, i suoi impasti di colore e li plasma nelle forme più strane ed irregolari: piccoli cilindri dalle estremità di diversa dimensione da usare a seconda delle esigenze di spessore del tratto; pastelli dalla forma ingrossata che si adattano anatomicamente alla presa.

Questa preparazione preliminare dei colori, ormai rara fra gli artisti, porta a risultati sorprendenti per nitidezza ed intensità del tratto e per purezza dei colori.

L’autore tratta qualsiasi soggetto direttamente dal vero, privilegiando sezioni ridotte di paesaggio, quali uno o più alberi, e nature morte. I suoi boschi, ritratti “en plein air “, in cui al tocco impressionista si è sostituito il tratto, creano un impatto quasi violento per la vivacità dei colori, per la spigolosità dei rami scuri, per le scaglie di luce intrappolate tra il fogliame. Si sente tutta la foga dell’artista nell’atto di catturare il più possibile le forme e le proprie emozioni, nel più breve tempo possibile, perché le une e le altre mutano ad ogni istante. Questi alberi ci sono restituiti in tutta la loro potenza, nel fruscio delle foglie, negli accesi contrasti di colore.

La natura morta, soggetto di per sé statico, acquista con Santarossa vita e calore. I tratti che definiscono gli oggetti non ne riproducono le forme, che anzi distorcono, ma la loro essenza, la quale palpita nei movimenti dei segni e nei vividi colori.

Il mondo pittorico di Santarossa non è fatto di luci ed ombre: le forme vivono del proprio colore che determina il loro reciproco contrasto.