L’attaccamento di Sergio Perini per un soggetto specifico non è ripetitività, ma un atteggiamento quasi mistico per cui il tema trattato è il veicolo della rappresentazione del tempo che muta e delle pulsioni interiori: in un medesimo soggetto è infatti più facile cogliere gli impercettibili cambiamenti dovuti all’atmosfera e alle predisposizioni dell’animo.

In alcuni quadri, suddivisi in quattro parti che diventano le sequenze dello stesso paesaggio colto nelle varie stagioni od ore del giorno, c’é un intrinseco e malinconico senso del tempo che passa, di ciò che c’è stato fuori e dentro l’animo dell’artista, e che non ci sarà mai più.

E’ da anni che Perini elabora in particolare questo soggetto: un sole che domina immane un paesaggio montuoso e collinare. La luce scivola sulle superfici, le quali sembrano respingerla più che impregnarsi di essa; il sole sembra una lampada bagnata. Attraverso la combinazione di colori caldi e freddi (quali arancio e verde), attraverso la maggiore intensità luminosa di quella parte del paesaggio direttamente sottostante il sole e attraverso le pennellate allungate, spezzate, piatte e quasi trasparenti, Perini è riuscito a creare un effetto unico e personalissimo: quello di una fonte luminosa che emana fotoni ma non calore, la cui luce slitta sui dolci pendii come sul ghiaccio.

In alcuni quadri l’intensità della luce riflessa dai declivi è maggiore rispetto a quella del sole: anche questo suggestivo controsenso caratterizza le opere dell’autore. Talvolta i presupposti sono portati alle estreme conseguenze: l’artista si serve quasi di un solo colore, il giallo, che da solo, senza necessitare di abbinamenti, può essere una tinta molto calda ma anche molto fredda. Restano solo segni semplificati al massimo a suggerire le due forme base, sole e collina, le quali hanno acquisito una identica valenza, per dimensioni e luminosità: terra e sole si equivalgono, non si sa più quali dei due illumini l’altro, o forse sono entrambi solo il riflesse della stessa spiritualità.

A volte è dipinta una sorta di cornice oltre la quale sconfinano alcuni tratti del paesaggio: i limiti fisici della visione umana non corrispondono ai limiti dell’animo, il quale è pronto a recepire tutto il carico di sensazioni e di emozioni che il mondo può offrire.