Nelle opere di Gianni Pignat si avverte tutto ciò che di ancestrale e lontano egli ha tratto dai disegni dei bambini e dalle culture primitive che ha conosciuto durante i suoi viaggi.

Dai colori, dalle linee e dalle forme pure, semplificate, che colgono l’essenza di ciò che vuol essere (o non essere) rappresentato, scaturisce non l’animo dell’autore, come egli tiene a sottolineare, ma quella parte di sé, che è la stessa di tutti noi, cercata nel suo cammino a ritroso nella civiltà e nell’animo umano.

La genuina purezza delle opere di Pignat risultano dall’armonia con cui esperienze personali, culturali e tecniche sono riassunte e fuse.

L’”Isola del Sonno” è quasi un appunto di viaggio che l’artista ha dipinto durante la sua permanenza in Brasile, guardando le Isole dalla finestra della sua camera.

E’ chiaro che ciò che è rappresentato non è quello che l’artista ha visto ma ciò che ha sentito nel guardarle: isole di suoni, di colori, di feste, quasi meravigliose allucinazioni. Sono agglomerati fantastici che si stagliano tra mare e cielo.

Il suo è il desiderio di appropriarsi sempre un po’ dei paesi che incontra, desiderio spinto a volte a tal punto da rilevare a carboncino la texture di strade lastricate, muri o superfici caratteristiche dei luoghi che non vorrebbe lasciare, come se foto e schizzi non bastassero a farli propri, non ne rappresentassero sufficientemente lo spirito, l’intima e lenticolare composizione.

Sono sempre i paesi più poveri a catturare la sua attenzione psichica ed emotiva, perché cadenzati da ritmi lenti e radicati, in cui paesaggi uomini e loro azioni sono gli stessi da sempre.

Anche nel suo processo di recupero della grafica infantile si spinge al punto di servirsi del disegno eseguito da un bambino, elaborandolo attraverso quella costante ricerca tecnica che in Pignat va di pari passo, e a volte ne è il presupposto, a quella artistica.

Tutto ciò che vale per la pittura vale anche per ceramiche, che rivelano la peculiarità sintetica delle sculture e degli amuleti dei popoli primitivi(oggetti che tra l’altro Pignat colleziona) e delle sculture di Picasso, artista non a caso privilegiato da Pignat per quel suo costante richiamo all’arte africana. Ma nelle ceramiche di Pignat le forme si stilizzano a tal punto da risultare vicine a forme naturali(sassi, tronchi). Non vuole riproporre tali forme con intento naturalistico, ma per rivelarne l’essenza, la struttura di base. Fa della creazione artistica…